L’indagine sull’attività lavorativa rappresenta, per il medico, un aspetto importante, nel corso della raccolta anamnestica. E’ noto, infatti, che il tipo di lavoro e l’ambiente nel quale questo si svolge, possono avere una funzione determinante sullo sviluppo dei sintomi e sulle modalità di risposta ai trattamenti. Diversi fattori legati all’ambiente lavorativo sono in grado di determinare l’insorgenza di alcuna forme di cefalea, oltre che di aumentare la frequenza e/o l’intensità di forme preesistenti. (1-3). La cefalea è certamente uno dei sintomi più comunemente riscontrabili nella pratica medica (4-5); essa rappresenta un disturbo fastidioso ed invalidante per l’individuo che ne è affetto, oltre che un peso rilevante per la società (6-8). La cefalea, in particolare nella forma di emicrania, è più frequente fra i soggetti di età inferiore ai 55 anni (9), interessando quindi nella maggior parte dei casi individui in età lavorativa. Sebbene percepita come una patologia di minore importanza, in quanto non riduce l’aspettativa di vita, diversi studi hanno evidenziato che essa rappresenta una comune causa di assenza dal lavoro e di riduzione nella resa produttiva(10-12). Studiare il possibile nesso esistente tra cefalea e lavoro rappresenta motivo di crescente interesse per la ricerca scientifica. Con il presente lavoro, è nell’intento degli autori, richiamare l’attenzione su questo peculiare aspetto della storia clinica, delineando i punti principali da seguire nella conduzione dell’indagine. Tale approccio risulterebbe utile non solo al medico del lavoro, ma anche al medico di medicina generale, primo referente clinico per il paziente.

Anamnesi lavorativa e cefalee

PUCCI, ENNIO;SANDRINI, GIORGIO
2005-01-01

Abstract

L’indagine sull’attività lavorativa rappresenta, per il medico, un aspetto importante, nel corso della raccolta anamnestica. E’ noto, infatti, che il tipo di lavoro e l’ambiente nel quale questo si svolge, possono avere una funzione determinante sullo sviluppo dei sintomi e sulle modalità di risposta ai trattamenti. Diversi fattori legati all’ambiente lavorativo sono in grado di determinare l’insorgenza di alcuna forme di cefalea, oltre che di aumentare la frequenza e/o l’intensità di forme preesistenti. (1-3). La cefalea è certamente uno dei sintomi più comunemente riscontrabili nella pratica medica (4-5); essa rappresenta un disturbo fastidioso ed invalidante per l’individuo che ne è affetto, oltre che un peso rilevante per la società (6-8). La cefalea, in particolare nella forma di emicrania, è più frequente fra i soggetti di età inferiore ai 55 anni (9), interessando quindi nella maggior parte dei casi individui in età lavorativa. Sebbene percepita come una patologia di minore importanza, in quanto non riduce l’aspettativa di vita, diversi studi hanno evidenziato che essa rappresenta una comune causa di assenza dal lavoro e di riduzione nella resa produttiva(10-12). Studiare il possibile nesso esistente tra cefalea e lavoro rappresenta motivo di crescente interesse per la ricerca scientifica. Con il presente lavoro, è nell’intento degli autori, richiamare l’attenzione su questo peculiare aspetto della storia clinica, delineando i punti principali da seguire nella conduzione dell’indagine. Tale approccio risulterebbe utile non solo al medico del lavoro, ma anche al medico di medicina generale, primo referente clinico per il paziente.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/581509
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