Il lavoro è una ricostruzione delle fonti di diritto internazionale per verificare se si possa ricostruire l’esistenza di un diritto umano al cibo adeguato cioè sicuro e di qualità e, quindi, verificare se una posizione soggettiva sorta come un «diritto derivato» dal diritto alla salute possa evolvere progressivamente verso una posizione giuridica attiva a sé stante, azionabile di fronte a giurisdizioni nazionali e internazionali, parametro cogente per la determinazione dei nuovi indirizzi di politica internazionale in materia di sicurezza alimentare. Provarne l’esistenza, implica che in caso di violazione da parte degli Stati o di altri attori sarebbe invocabile una responsabilità, individuale o collettiva, si potrebbe chiedere l’esecuzione dell’obbligo e l’eventuale riparazione per i danni subìti. Da qui sorge la necessità sia di verificare il tipo di fonte da cui derivano gli obblighi di protezione (è hard o soft law?), sia i titolari passivi dell’obbligo (oltre agli Stati, si potrebbe fare ricadere sui privati il costo della qualità? Sta già accadendo? Quali dovrebbero essere i parametri per determinare un’equa ripartizione dei costi sociali? Come potrebbe essere garantito il diritto ad un cibo sano in modo sostenibile?) Il testo è completato da una bibliografia estesa e una raccolta di fonti normative al fine di permettere l’approfondimento degli spunti di riflessione forniti.
Il diritto a un cibo sicuro nel diritto internazionale. Spunti di riflessione
RICCI, CAROLA
2012-01-01
Abstract
Il lavoro è una ricostruzione delle fonti di diritto internazionale per verificare se si possa ricostruire l’esistenza di un diritto umano al cibo adeguato cioè sicuro e di qualità e, quindi, verificare se una posizione soggettiva sorta come un «diritto derivato» dal diritto alla salute possa evolvere progressivamente verso una posizione giuridica attiva a sé stante, azionabile di fronte a giurisdizioni nazionali e internazionali, parametro cogente per la determinazione dei nuovi indirizzi di politica internazionale in materia di sicurezza alimentare. Provarne l’esistenza, implica che in caso di violazione da parte degli Stati o di altri attori sarebbe invocabile una responsabilità, individuale o collettiva, si potrebbe chiedere l’esecuzione dell’obbligo e l’eventuale riparazione per i danni subìti. Da qui sorge la necessità sia di verificare il tipo di fonte da cui derivano gli obblighi di protezione (è hard o soft law?), sia i titolari passivi dell’obbligo (oltre agli Stati, si potrebbe fare ricadere sui privati il costo della qualità? Sta già accadendo? Quali dovrebbero essere i parametri per determinare un’equa ripartizione dei costi sociali? Come potrebbe essere garantito il diritto ad un cibo sano in modo sostenibile?) Il testo è completato da una bibliografia estesa e una raccolta di fonti normative al fine di permettere l’approfondimento degli spunti di riflessione forniti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.