In questo libro ci proponiamo di analizzare le differenze che si riscontrano tra due delle opere dello scrittore irlandese James Joyce: il manoscritto di Stephen Hero e la stesura finale dell’opera A Portrait of the Artist as aYoung Man. L’argomento trattato è quindi ristretto all’analisi delle differenze tra le due opere, tralasciando tutto il resto che riguarda le poetiche di Joyce come ad esempio il flusso di coscienza utilizzato in Ulysses e Finnegans’Wakes. Parleremo invece delle cosiddette “epifanie”. Il libro è composto di tre capitoli. Il primo capitolo dà ampio spazio alla vita di Joyce, soprattutto alla parte riguardante la composizione delle due opere oggetto di studio. La famiglia, che in modo particolare gioca un ruolo importante nel manoscritto, gli amici e gli studi e Dublino, città “amata” e “odiata” dall’autore. “Odiata” in quanto, come lui stesso sostiene, perchè Dublino è una città chiusa alle nuove problematiche letterarie di fine secolo che si stanno propagando in Europa e perchè è una città provinciale e chiusa a qualsiasi tipo di emancipazione. Amata, in quanto in tutte le sue opere Dublino è sempre presente. Già nel Portait la descrizione che Stephen fa di Dublino è meno dura e più pacata di quella che invece troviamo nel manoscritto di Stephen Hero. Dublino la ritroviamo in Dubliners, Ulysses e più in generale in tutte le sue opere. Anche il suo rifiuto al cattolicesimo e alla Chiesa, come del resto sostengono alcuni critici, sembra più un atto di ribellione che non una credenza vera e propria. Ad esempio Strong e Noon sostengono che in vecchiaia Joyce si fosse riconciliato con la fede che da giovane aveva ripudiato. Allo stesso modo altri critici,quali ad esempio Kenner e Eliot, notarono nell’opera di Joyce la manifestazione di uno spirito cristiano e dietro l’apparenza delle posizioni che lui tiene nelle sue opere videro la sopravvivenza di un credo e di un atteggiamento cattolico. “La mia mente rifiuta l'intero ordine sociale esistente e il Cristianesimo-patria, le virtù riconosciute, gli stili di vita, le dottrine religiose [...] Sei anni fa io abbandonai la Chiesa Cattolica, detestandola molto fervidamente. Ho compreso che era impossibile per me rimanere nel suo ambito, in considerazione degli impulsi della mia natura. Ho combattuto una guerra segreta contro di lei quando ero uno studente e mi sono rifiutato di accettare le posizioni che essa mi proponeva. Nel fare ciò sono diventato un furfante, ma ho conservato il mio amor proprio. Adesso combatto una battaglia aperta contro di essa attraverso quello che scrivo, dico e faccio.” Nel saggio di Stanislaus Joyce leggiamo che: “La separazione di mio fratello dal cattolicesimo fu dovuta a diversi motivi. Egli sentì che era imperativo per lui salvare la sua autentica vita spirituale dal pericolo di vederla schiacciata e mascherata da una falsa spiritualità che egli aveva perduto. Egli pensava che i poeti, in virtù del loro talento e della loro personalità, fossero i depositari dell'autentica vita spirituale della loro razza e che i preti fossero degli usurpatori. Egli detestava la falsità e credeva nella libertà individuale molto più integralmente di qualsiasi altro uomo che io abbia mai conosciuto [...]. L'interesse che mio fratello ha sempre mantenuto nei confronti della filosofia della Chiesa cattolica deriva dal fatto che egli riteneva che la filosofia cattolica costituisse il più coerente attentato contro la fondazione di una stabilità intellettuale e materiale” . Ricordiamo inoltre che durante i preparativi per il funerale di Joyce, un prete cattolico si offrì di celebrare il rito religioso. La moglie Nora rifiutò dicendo “Non posso fargli questo” . I cenni sulla vita di Joyce sono essenziali per capire lo sviluppo personale ed intellettuale del giovane artista. E’ come se la vita di Joyce si fondesse e si rimescolasse con quella del protagonista dei due libri. Il secondo capitolo è dedicato alla stesura e alla pubblicazione delle due opere. In questo capitolo assistiamo alle tribolazioni interiori che porteranno lo Stephen del manoscritto allo Stephen artista del Portrait. Le due opere sono trattate singolarmente proprio per evidenziarne il percorso diverso che compie l’artista nel suo divenire artista. Sono anche state messe in evidenza le difficoltà nella pubblicazione delle opere stesse, difficoltà che Joyce, proprio per il suo spirito avanguardista e le sue idee ribelli, ha comunque dovuto sopportare per la stesura di tutte le sue opere. Il terzo capitolo è interamente dedicato alle differenze che riscontriamo tra le due opere. Vedremo le parti omesse da Joyce nel passaggio da Stephen Hero al Portrait e le parti modificate e riutilizzate sempre nel passaggio dal manoscritto al Portrait. Notiamo ancora che molti critici nelle loro opere usano scrivere Dedalus, mentre Joyce sia nel manoscritto sia nel Portrait si definisce Daedalus.

Continuità e discontinuità nelle opere giovanili di Joyce Da Stephen Hero a A Portrait of the Artist as a Young Man

MONTAGNA, ELENA MARIA
2013-01-01

Abstract

In questo libro ci proponiamo di analizzare le differenze che si riscontrano tra due delle opere dello scrittore irlandese James Joyce: il manoscritto di Stephen Hero e la stesura finale dell’opera A Portrait of the Artist as aYoung Man. L’argomento trattato è quindi ristretto all’analisi delle differenze tra le due opere, tralasciando tutto il resto che riguarda le poetiche di Joyce come ad esempio il flusso di coscienza utilizzato in Ulysses e Finnegans’Wakes. Parleremo invece delle cosiddette “epifanie”. Il libro è composto di tre capitoli. Il primo capitolo dà ampio spazio alla vita di Joyce, soprattutto alla parte riguardante la composizione delle due opere oggetto di studio. La famiglia, che in modo particolare gioca un ruolo importante nel manoscritto, gli amici e gli studi e Dublino, città “amata” e “odiata” dall’autore. “Odiata” in quanto, come lui stesso sostiene, perchè Dublino è una città chiusa alle nuove problematiche letterarie di fine secolo che si stanno propagando in Europa e perchè è una città provinciale e chiusa a qualsiasi tipo di emancipazione. Amata, in quanto in tutte le sue opere Dublino è sempre presente. Già nel Portait la descrizione che Stephen fa di Dublino è meno dura e più pacata di quella che invece troviamo nel manoscritto di Stephen Hero. Dublino la ritroviamo in Dubliners, Ulysses e più in generale in tutte le sue opere. Anche il suo rifiuto al cattolicesimo e alla Chiesa, come del resto sostengono alcuni critici, sembra più un atto di ribellione che non una credenza vera e propria. Ad esempio Strong e Noon sostengono che in vecchiaia Joyce si fosse riconciliato con la fede che da giovane aveva ripudiato. Allo stesso modo altri critici,quali ad esempio Kenner e Eliot, notarono nell’opera di Joyce la manifestazione di uno spirito cristiano e dietro l’apparenza delle posizioni che lui tiene nelle sue opere videro la sopravvivenza di un credo e di un atteggiamento cattolico. “La mia mente rifiuta l'intero ordine sociale esistente e il Cristianesimo-patria, le virtù riconosciute, gli stili di vita, le dottrine religiose [...] Sei anni fa io abbandonai la Chiesa Cattolica, detestandola molto fervidamente. Ho compreso che era impossibile per me rimanere nel suo ambito, in considerazione degli impulsi della mia natura. Ho combattuto una guerra segreta contro di lei quando ero uno studente e mi sono rifiutato di accettare le posizioni che essa mi proponeva. Nel fare ciò sono diventato un furfante, ma ho conservato il mio amor proprio. Adesso combatto una battaglia aperta contro di essa attraverso quello che scrivo, dico e faccio.” Nel saggio di Stanislaus Joyce leggiamo che: “La separazione di mio fratello dal cattolicesimo fu dovuta a diversi motivi. Egli sentì che era imperativo per lui salvare la sua autentica vita spirituale dal pericolo di vederla schiacciata e mascherata da una falsa spiritualità che egli aveva perduto. Egli pensava che i poeti, in virtù del loro talento e della loro personalità, fossero i depositari dell'autentica vita spirituale della loro razza e che i preti fossero degli usurpatori. Egli detestava la falsità e credeva nella libertà individuale molto più integralmente di qualsiasi altro uomo che io abbia mai conosciuto [...]. L'interesse che mio fratello ha sempre mantenuto nei confronti della filosofia della Chiesa cattolica deriva dal fatto che egli riteneva che la filosofia cattolica costituisse il più coerente attentato contro la fondazione di una stabilità intellettuale e materiale” . Ricordiamo inoltre che durante i preparativi per il funerale di Joyce, un prete cattolico si offrì di celebrare il rito religioso. La moglie Nora rifiutò dicendo “Non posso fargli questo” . I cenni sulla vita di Joyce sono essenziali per capire lo sviluppo personale ed intellettuale del giovane artista. E’ come se la vita di Joyce si fondesse e si rimescolasse con quella del protagonista dei due libri. Il secondo capitolo è dedicato alla stesura e alla pubblicazione delle due opere. In questo capitolo assistiamo alle tribolazioni interiori che porteranno lo Stephen del manoscritto allo Stephen artista del Portrait. Le due opere sono trattate singolarmente proprio per evidenziarne il percorso diverso che compie l’artista nel suo divenire artista. Sono anche state messe in evidenza le difficoltà nella pubblicazione delle opere stesse, difficoltà che Joyce, proprio per il suo spirito avanguardista e le sue idee ribelli, ha comunque dovuto sopportare per la stesura di tutte le sue opere. Il terzo capitolo è interamente dedicato alle differenze che riscontriamo tra le due opere. Vedremo le parti omesse da Joyce nel passaggio da Stephen Hero al Portrait e le parti modificate e riutilizzate sempre nel passaggio dal manoscritto al Portrait. Notiamo ancora che molti critici nelle loro opere usano scrivere Dedalus, mentre Joyce sia nel manoscritto sia nel Portrait si definisce Daedalus.
2013
9788871644493
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/738019
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact