La medicina difensiva è un fenomeno molto antico, che negli ultimi anni si è considerevolmente e ubiquitariamente diffuso, anche all’estero, divenendo oggi una delle criticità sanitarie maggiormente discusse, anche per le sue notevoli ripercussioni economiche. Dal confronto tra le più recenti ricognizioni statistiche in materia, condotte nel nostro Paese, rispettivamente dall’Ordine dei Medici di Roma e dalla Società Italiana di Chirurgia, la principale motivazione sottostante a tali pratiche risulta essere il timore di incorrere in eventuali contenziosi medicolegali: timore alimentato anche dal crescente numero di cause per malpratica intentate contro i medici, nonché dall’eccessiva attenzione mediatica, troppo spesso incline a facili allarmismi e condanne. Tale atteggiamento di sfiducia nei confronti dei medici ha trovato la sua massima espressione nella recente e imponente diffusione di spot e pubblicità che, a vario titolo, invitano i pazienti a ricorrere alle vie legali qualora si reputino insoddisfatti delle cure ricevute. Per arginare questo preoccupante fenomeno sono state varate iniziative sia in ambito medico sia in ambito giuridico. In particolare, un’interessante proposta è stata avanzata dal Centro Studi “Federico Stella” sulla Giustizia Penale e la Politica Criminale dell’Università Cattolica di Milano: proposta volta a limitare, in ambito penale e civile, la responsabilità medica alla colpa grave, proponendo anche, nel secondo ambito, forme di “alternative dispute resolution”. Gli autori sottolineano come, in ultima analisi, solo con un deciso e preciso intervento del legislatore si possa arginare questa deriva difensivistica della pratica medica.
Cause e mezzi della medicina difensiva: riflessioni medico-legali
DANESINO, PAOLO;BUZZI, FABIO
2013-01-01
Abstract
La medicina difensiva è un fenomeno molto antico, che negli ultimi anni si è considerevolmente e ubiquitariamente diffuso, anche all’estero, divenendo oggi una delle criticità sanitarie maggiormente discusse, anche per le sue notevoli ripercussioni economiche. Dal confronto tra le più recenti ricognizioni statistiche in materia, condotte nel nostro Paese, rispettivamente dall’Ordine dei Medici di Roma e dalla Società Italiana di Chirurgia, la principale motivazione sottostante a tali pratiche risulta essere il timore di incorrere in eventuali contenziosi medicolegali: timore alimentato anche dal crescente numero di cause per malpratica intentate contro i medici, nonché dall’eccessiva attenzione mediatica, troppo spesso incline a facili allarmismi e condanne. Tale atteggiamento di sfiducia nei confronti dei medici ha trovato la sua massima espressione nella recente e imponente diffusione di spot e pubblicità che, a vario titolo, invitano i pazienti a ricorrere alle vie legali qualora si reputino insoddisfatti delle cure ricevute. Per arginare questo preoccupante fenomeno sono state varate iniziative sia in ambito medico sia in ambito giuridico. In particolare, un’interessante proposta è stata avanzata dal Centro Studi “Federico Stella” sulla Giustizia Penale e la Politica Criminale dell’Università Cattolica di Milano: proposta volta a limitare, in ambito penale e civile, la responsabilità medica alla colpa grave, proponendo anche, nel secondo ambito, forme di “alternative dispute resolution”. Gli autori sottolineano come, in ultima analisi, solo con un deciso e preciso intervento del legislatore si possa arginare questa deriva difensivistica della pratica medica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.