I cambiamenti epocali recentemente intercorsi nella struttura demografica della popolazione italiana hanno reso necessaria l’adozione di politiche per aumentare l’occupazione della componente più anziana della forza lavoro, al fine di garantire la sostenibilità del bilancio dello stato e del sistema di welfare. Ma in un contesto di generazioni compresenti, una buona gestione delle loro relazioni comporta cambiamenti nell’organizzazione del lavoro che non possono essere limitati alla flessibilità delle pratiche di pensionamento. In tale contesto, il trasferimento di conoscenze non deve essere unidirezionale ma reciproco, la conciliazione vita lavoro non deve riguardare solo le donne, l’alternanza tra periodi di formazione e cambiamenti di mansione deve essere prevista e regolata, e i percorsi di carriera devono essere compatibili con le opzioni di alternanza tra periodi di massimo impegno in azienda e periodi di impegno meno intenso in relazione alle esigenze di conciliazione e di formazione. E’ in questa alternanza che trova la sua ragion d’essere la politica di age management, ovvero la pratica, nell’ambito della gestione delle risorse umane, che tiene in considerazione le differenze di attitudini e di competenze delle diverse età ed è orientata ad agevolare la cooperazione tra le generazioni, come ad esempio nella sperimentazione di progetti per la reciproca trasmissione di competenze ed esperienze, e nella programmazione di percorsi di carriera adeguati alle differenti esigenze delle persone nelle diverse fasi del ciclo di vita, al fine di migliorare la soddisfazione dei dipendenti e la competitività delle aziende.

La generazione del baby boom tra passato e futuro

ROSTI, LUISA
2013-01-01

Abstract

I cambiamenti epocali recentemente intercorsi nella struttura demografica della popolazione italiana hanno reso necessaria l’adozione di politiche per aumentare l’occupazione della componente più anziana della forza lavoro, al fine di garantire la sostenibilità del bilancio dello stato e del sistema di welfare. Ma in un contesto di generazioni compresenti, una buona gestione delle loro relazioni comporta cambiamenti nell’organizzazione del lavoro che non possono essere limitati alla flessibilità delle pratiche di pensionamento. In tale contesto, il trasferimento di conoscenze non deve essere unidirezionale ma reciproco, la conciliazione vita lavoro non deve riguardare solo le donne, l’alternanza tra periodi di formazione e cambiamenti di mansione deve essere prevista e regolata, e i percorsi di carriera devono essere compatibili con le opzioni di alternanza tra periodi di massimo impegno in azienda e periodi di impegno meno intenso in relazione alle esigenze di conciliazione e di formazione. E’ in questa alternanza che trova la sua ragion d’essere la politica di age management, ovvero la pratica, nell’ambito della gestione delle risorse umane, che tiene in considerazione le differenze di attitudini e di competenze delle diverse età ed è orientata ad agevolare la cooperazione tra le generazioni, come ad esempio nella sperimentazione di progetti per la reciproca trasmissione di competenze ed esperienze, e nella programmazione di percorsi di carriera adeguati alle differenti esigenze delle persone nelle diverse fasi del ciclo di vita, al fine di migliorare la soddisfazione dei dipendenti e la competitività delle aziende.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/977636
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