«Dov’è la nostra casa, oggi?». Nella storia dell’Occidente, non era mai accaduto, prima d’ora, che questo interrogativo si ponesse come un problema generalizzato. Indizio di una fragilità crescente dei soggetti, di fronte al compito di definire il significato e i confini della propria collocazione nella realtà globale contemporanea. La principale difficoltà deriva dal fatto che, oggi, sembrano messe in discussione le due condizioni-chiave, che hanno sempre sostenuto i processi dell’abitare, nelle diverse forme in cui si sono fissati storicamente. La prima condizione è la capacità dello spazio fisico di delimitare e organizzare l’esperienza sociale e individuale, dandole un senso e una prospettiva di divenire. La seconda è la capacità del tempo di sostenere un’idea di trascendenza, posta a fondamento della lunga durata della società e del significato delle biografie. C’è un futuro per l’abitare, in un mondo privo di confini, culturalmente poliedrico, istituzionalmente indefinito? Il libro affronta questo interrogativo, spostando l’attenzione dalla dimensione del «non più», verso quella del «non ancora». Il «non più» delle certezze che si stanno perdendo, con il venir meno delle «case» del passato, da quella «comune», della tradizionale idea di patria, a quella «privata» della dimora di famiglia. Il «non ancora» di quelle che si possono costruire, grazie agli spiragli che si aprono all’esercizio della creatività umana, sulle ceneri degli assetti del passato: nuove forme di socialità, nuovi assetti istituzionali, nuovi modi per «sentirsi a casa» nel mondo.
UN POSTO DA ABITARE. DALLA CASA DELLA TRADIZIONE ALL'INCERTEZZA DELLO SPAZIO-TEMPO GLOBALE
RAMPAZI, MARIA RITA
2014-01-01
Abstract
«Dov’è la nostra casa, oggi?». Nella storia dell’Occidente, non era mai accaduto, prima d’ora, che questo interrogativo si ponesse come un problema generalizzato. Indizio di una fragilità crescente dei soggetti, di fronte al compito di definire il significato e i confini della propria collocazione nella realtà globale contemporanea. La principale difficoltà deriva dal fatto che, oggi, sembrano messe in discussione le due condizioni-chiave, che hanno sempre sostenuto i processi dell’abitare, nelle diverse forme in cui si sono fissati storicamente. La prima condizione è la capacità dello spazio fisico di delimitare e organizzare l’esperienza sociale e individuale, dandole un senso e una prospettiva di divenire. La seconda è la capacità del tempo di sostenere un’idea di trascendenza, posta a fondamento della lunga durata della società e del significato delle biografie. C’è un futuro per l’abitare, in un mondo privo di confini, culturalmente poliedrico, istituzionalmente indefinito? Il libro affronta questo interrogativo, spostando l’attenzione dalla dimensione del «non più», verso quella del «non ancora». Il «non più» delle certezze che si stanno perdendo, con il venir meno delle «case» del passato, da quella «comune», della tradizionale idea di patria, a quella «privata» della dimora di famiglia. Il «non ancora» di quelle che si possono costruire, grazie agli spiragli che si aprono all’esercizio della creatività umana, sulle ceneri degli assetti del passato: nuove forme di socialità, nuovi assetti istituzionali, nuovi modi per «sentirsi a casa» nel mondo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.