Nel corso degli ultimi vent’anni l’interesse per il “pregiudizio di genere” nella ricerca clinica è indubbiamente aumentato. La comunità medico-scientifica internazionale, in contesti circoscritti ma degni di notevole considerazione, ha iniziato a porre in evidenza tale problematica, sottolineando come nei trial clinici su molte patologie si tenda, troppo spesso, a non tenere in adeguata considerazione la prevalenza numerica del sesso femminile nella popolazione generale, oltre alle differenze biologiche tra uomo e donna. Questa tendenza può portare riflessi negativi su diagnosi, prognosi e terapia, quindi sull’efficacia delle cure e sulla qualità della vita. Quando nello studio del dolore si è cominciato a valutare in che cosa consistesse la differenza fra donne e uomini, ci si è resi conto che in molti tipi di dolore cronico le donne denunciavano livelli di dolore più severi, più frequenti e di maggiore durata degli uomini (emicrania, cefalea tensiva, dolore facciale, dolore muscolo scheletrico e osteoarticolare, fibromialgia). I disordini temporomandibolari (TMD) sono un gruppo eterogeneo di disturbi psicosociofisiologici, caratterizzati da dolore oro-facciale, riguardanti i muscoli masticatori, l’articolazione temporomandibolare e le strutture ad essi associati. Secondo le più recenti revisioni della letteratura, la prevalenza dei TMD nella popolazione generale riportata dai diversi autori varia tra il 12 e il 60% (a seconda della metodologia di campionamento e dei criteri diagnostici adottati). La letteratura inerente l’epidemiologia dei TMD evidenzia una prevalenza di tali disordini a carico del sesso femminile (rapporto F:M=4:1) a causa di diversi fattori quali biologici (sex related), psicologici e sociali (gender related), che differenziano i due sessi tra loro.

Sesso e dolore orofacciale, uomini e donne sono differenti?

COLLESANO, VITTORIO
2011-01-01

Abstract

Nel corso degli ultimi vent’anni l’interesse per il “pregiudizio di genere” nella ricerca clinica è indubbiamente aumentato. La comunità medico-scientifica internazionale, in contesti circoscritti ma degni di notevole considerazione, ha iniziato a porre in evidenza tale problematica, sottolineando come nei trial clinici su molte patologie si tenda, troppo spesso, a non tenere in adeguata considerazione la prevalenza numerica del sesso femminile nella popolazione generale, oltre alle differenze biologiche tra uomo e donna. Questa tendenza può portare riflessi negativi su diagnosi, prognosi e terapia, quindi sull’efficacia delle cure e sulla qualità della vita. Quando nello studio del dolore si è cominciato a valutare in che cosa consistesse la differenza fra donne e uomini, ci si è resi conto che in molti tipi di dolore cronico le donne denunciavano livelli di dolore più severi, più frequenti e di maggiore durata degli uomini (emicrania, cefalea tensiva, dolore facciale, dolore muscolo scheletrico e osteoarticolare, fibromialgia). I disordini temporomandibolari (TMD) sono un gruppo eterogeneo di disturbi psicosociofisiologici, caratterizzati da dolore oro-facciale, riguardanti i muscoli masticatori, l’articolazione temporomandibolare e le strutture ad essi associati. Secondo le più recenti revisioni della letteratura, la prevalenza dei TMD nella popolazione generale riportata dai diversi autori varia tra il 12 e il 60% (a seconda della metodologia di campionamento e dei criteri diagnostici adottati). La letteratura inerente l’epidemiologia dei TMD evidenzia una prevalenza di tali disordini a carico del sesso femminile (rapporto F:M=4:1) a causa di diversi fattori quali biologici (sex related), psicologici e sociali (gender related), che differenziano i due sessi tra loro.
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