L'evoluzione terapeutica delle patologie oncologiche sta migliorando progressivamente la prognosi delle stesse, allungando le prospettive di sopravvivenza in alcuni dei casi più gravi, allargando la casistica dei casi che evolvono in remissione/guarigione, dando migliori possibilità di monitoraggio/terapia delle recidive, e degli effetti collaterali in continua evoluzione, affinando sempre più i protocolli di follow-up. L'aumento della durata della vita lavorativa, l'aumento di prevalenza di patologie oncologiche in età lavorativa, l'importanza terapeutica e psicoterapeutica della permanenza al lavoro del paziente oncologico, pongono la necessità, per il medico del lavoro competente, di continui aggiornamenti professionali in materia di patologie oncologiche per poter affrontare con migliore competenza la formulazione del giudizio di idoneità specifica alla mansione nei riguardi del lavoratore affetto da patologia oncologica. Il medico del lavoro competente deve formulare un corretto giudizio di idoneità alla mansione che salvaguardi, informando anche sui benefici di legge riguardo il riconoscimento dei diritti di legge in ambito lavorativo per il disabile oncologico, la dignità al lavoro del paziente oncologico, anche cercando di modulare i controlli di Sorveglianza Sanitaria secondo l'evoluzione sia della patologia sia della terapia. Non esiste una categoria unica di oncologici in trattamento attivo a cui applicare una regola unica. Esistono livelli di autonomia/invalidità (associati a tipo di patologia/tipo di terapia) che vanno di volta in volta accertati. Un corretto giudizio di idoneità alla mansione presuppone il continuo aggiornamento da parte del medico del lavoro riguardo alla stadiazione, alla evoluzione terapeutica ed alla prognosi attuale delle patologie oncologiche, così come la necessaria possibilità di scambiare informazioni con i Colleghi oncologi. Importante, riguardo alla terapia, il principio di "non esclusività" terapeutica ove la stessa terapia utilizzata potrebbe essere applicata in casi oncologici simili, ma che pongono sia prospettive di vita che livelli di autonomia drammaticamente diversi. Così come l'importanza nel considerare i casi di patologia oncologica in fase iniziale con prognosi favorevole ed i casi oncologici in fase avanzata con prognosi meno favorevole. Saranno esposti alcuni casi illustrativi, tra cui due lavoratrici con carcinoma mammario, un lavoratore con carcinoma del colon-retto, un caso di GIST (tumore stromale gastrointestinale). Viene fornito un orientamento metodologico ed operativo e al Medico del Lavoro Competente riguardo all'approccio professionale verso il lavoratore/paziente oncologico, per la salvaguardia sia della dignità lavorativa di quest'ultimo, sia di quella professionale del formulante il giudizio di idoneità alla mansione specifica.

Il giudizio di idoneità alla mansione per il lavoratore/paziente oncologico

MENNOIA, NUNZIO VALERIO;CANDURA, STEFANO
2015-01-01

Abstract

L'evoluzione terapeutica delle patologie oncologiche sta migliorando progressivamente la prognosi delle stesse, allungando le prospettive di sopravvivenza in alcuni dei casi più gravi, allargando la casistica dei casi che evolvono in remissione/guarigione, dando migliori possibilità di monitoraggio/terapia delle recidive, e degli effetti collaterali in continua evoluzione, affinando sempre più i protocolli di follow-up. L'aumento della durata della vita lavorativa, l'aumento di prevalenza di patologie oncologiche in età lavorativa, l'importanza terapeutica e psicoterapeutica della permanenza al lavoro del paziente oncologico, pongono la necessità, per il medico del lavoro competente, di continui aggiornamenti professionali in materia di patologie oncologiche per poter affrontare con migliore competenza la formulazione del giudizio di idoneità specifica alla mansione nei riguardi del lavoratore affetto da patologia oncologica. Il medico del lavoro competente deve formulare un corretto giudizio di idoneità alla mansione che salvaguardi, informando anche sui benefici di legge riguardo il riconoscimento dei diritti di legge in ambito lavorativo per il disabile oncologico, la dignità al lavoro del paziente oncologico, anche cercando di modulare i controlli di Sorveglianza Sanitaria secondo l'evoluzione sia della patologia sia della terapia. Non esiste una categoria unica di oncologici in trattamento attivo a cui applicare una regola unica. Esistono livelli di autonomia/invalidità (associati a tipo di patologia/tipo di terapia) che vanno di volta in volta accertati. Un corretto giudizio di idoneità alla mansione presuppone il continuo aggiornamento da parte del medico del lavoro riguardo alla stadiazione, alla evoluzione terapeutica ed alla prognosi attuale delle patologie oncologiche, così come la necessaria possibilità di scambiare informazioni con i Colleghi oncologi. Importante, riguardo alla terapia, il principio di "non esclusività" terapeutica ove la stessa terapia utilizzata potrebbe essere applicata in casi oncologici simili, ma che pongono sia prospettive di vita che livelli di autonomia drammaticamente diversi. Così come l'importanza nel considerare i casi di patologia oncologica in fase iniziale con prognosi favorevole ed i casi oncologici in fase avanzata con prognosi meno favorevole. Saranno esposti alcuni casi illustrativi, tra cui due lavoratrici con carcinoma mammario, un lavoratore con carcinoma del colon-retto, un caso di GIST (tumore stromale gastrointestinale). Viene fornito un orientamento metodologico ed operativo e al Medico del Lavoro Competente riguardo all'approccio professionale verso il lavoratore/paziente oncologico, per la salvaguardia sia della dignità lavorativa di quest'ultimo, sia di quella professionale del formulante il giudizio di idoneità alla mansione specifica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1181695
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