È ormai da tempo evidente che in Europa si vive, si comunica, si apprende, si lavora in modo diverso rispetto al passato: il raccordo fra formazione e mondo del lavoro, attraverso la formazione integrata, è divenuto una necessità irrinunciabile. Il mercato del lavoro si presenta sempre meno come un insieme di offerte da cogliere e sempre più come un sistema di opportunità da costruire e sviluppare. La formazione diventa allora lo strumento cardine per coordinare tra loro conoscenza ed azione, per fornire competenze che siano il risultato della sintesi tra sapere, saper fare e saper essere; per consentire l’ acquisizione di abilità che permettono di gestire ed utilizzare informazioni, conoscenze e saperi. La gestione integrata del processo formativo consente inoltre una più efficace risposta alle molteplici sollecitazioni che provengono dal sistema scolastico, dalla formazione professionale e dal mondo del lavoro. La conseguenza non può che essere rappresentata dall’incremento delle competenze, sia in termini di life skills sia di competenze tecnico-professionali. La scuola, il lavoro, la società in generale non possono restare segmenti separati o alternativi, ma devono coordinarsi ed interagire sempre più. Già nel maggio 1999 la legge 17, n.144 sollecitava l’attivazione di percorsi realizzati in convenzione con agenzie di formazione professionale al fine di potenziare le capacità di scelta consapevole degli alunni, consentendo il passaggio tra il sistema dell’istruzione e quello della formazione professionale. Sia per le istituzioni scolastiche in un primo momento, che per l’intero sistema sociale diventa importante consentire ai giovani di costruire il proprio futuro nel miglior modo possibile, grazie a una scuola “sensibile” alle potenzialità e caratteristiche, non solo cognitive, di ogni studente, capace cioè di trasformare le potenzialità in reali competenze. I percorsi individualizzati ed i piani personalizzati sono diventati terreno di condivisione o di scontro dopo l’entrata in vigore della legge di riforma della scuola: non vogliamo certo entrare nel merito, ma è indubbio che sia veramente possibile massimizzare le possibilità di successo, quando lo studente è stato abituato anche a riflettere, in senso metacognitivo, sul proprio processo di apprendimento, oltre che sulle proprie caratteristiche di studente. Questa modalità si è mostrata, infatti, essere quella migliore perché capace non solo di sostenere l’azione formativa e gli obiettivi di apprendimento, ma anche di favorire la selezione di sempre più mirate strategie, all’interno di un continuo automonitoraggio.

Prevenzione del disagio e del drop-out: un supporto all’obbligo scolastico

ZANETTI, MARIA ASSUNTA;MIAZZA, DANIELA;
2005-01-01

Abstract

È ormai da tempo evidente che in Europa si vive, si comunica, si apprende, si lavora in modo diverso rispetto al passato: il raccordo fra formazione e mondo del lavoro, attraverso la formazione integrata, è divenuto una necessità irrinunciabile. Il mercato del lavoro si presenta sempre meno come un insieme di offerte da cogliere e sempre più come un sistema di opportunità da costruire e sviluppare. La formazione diventa allora lo strumento cardine per coordinare tra loro conoscenza ed azione, per fornire competenze che siano il risultato della sintesi tra sapere, saper fare e saper essere; per consentire l’ acquisizione di abilità che permettono di gestire ed utilizzare informazioni, conoscenze e saperi. La gestione integrata del processo formativo consente inoltre una più efficace risposta alle molteplici sollecitazioni che provengono dal sistema scolastico, dalla formazione professionale e dal mondo del lavoro. La conseguenza non può che essere rappresentata dall’incremento delle competenze, sia in termini di life skills sia di competenze tecnico-professionali. La scuola, il lavoro, la società in generale non possono restare segmenti separati o alternativi, ma devono coordinarsi ed interagire sempre più. Già nel maggio 1999 la legge 17, n.144 sollecitava l’attivazione di percorsi realizzati in convenzione con agenzie di formazione professionale al fine di potenziare le capacità di scelta consapevole degli alunni, consentendo il passaggio tra il sistema dell’istruzione e quello della formazione professionale. Sia per le istituzioni scolastiche in un primo momento, che per l’intero sistema sociale diventa importante consentire ai giovani di costruire il proprio futuro nel miglior modo possibile, grazie a una scuola “sensibile” alle potenzialità e caratteristiche, non solo cognitive, di ogni studente, capace cioè di trasformare le potenzialità in reali competenze. I percorsi individualizzati ed i piani personalizzati sono diventati terreno di condivisione o di scontro dopo l’entrata in vigore della legge di riforma della scuola: non vogliamo certo entrare nel merito, ma è indubbio che sia veramente possibile massimizzare le possibilità di successo, quando lo studente è stato abituato anche a riflettere, in senso metacognitivo, sul proprio processo di apprendimento, oltre che sulle proprie caratteristiche di studente. Questa modalità si è mostrata, infatti, essere quella migliore perché capace non solo di sostenere l’azione formativa e gli obiettivi di apprendimento, ma anche di favorire la selezione di sempre più mirate strategie, all’interno di un continuo automonitoraggio.
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