Il saggio fa luce sul posizionamento estetico e ideologico di Alfredo Casella negli anni della Prima guerra mondiale, a partire da fonti inedite e da una riconsiderazione dei possibili influssi che ne orientarono la progettualità compositiva. In particolare, vengono esaminati gli articoli apparsi nel 1914-15 sulla rivista «La riforma musicale», diretta a Torino da Guido M. Gatti. Si tratta dei primi contributi critici che Casella pubblica nella sua città e nella sua lingua d’origine, allo scoccare dell’ingresso dell’Italia nel conflitto: il tono è marcatamente interventista, lo stile di scrittura ricalca l’enfasi dei discorsi dannunziani e ogni fenomeno artistico viene riletto in chiave nazionalistica, su riflesso delle contrapposizioni e delle alleanze geopolitiche (Debussy, presentato come vincitore nella battaglia contro il wagnerismo, diventa il modello per i giovani musicisti italiani, desiderosi di un glorioso avvenire). La visione del compositore-ideologo viene discussa e messa a confronto con la realtà sonora delle partiture, da cui traspare un diverso racconto: a dispetto dei proclami, la musica di guerra di Casella risulta spoglia, funerea, antiretorica; le sue asprezze la fecero percepire come un’arte antipatriottica, espressione di disfattismo. Al termine del saggio, si avanza un'interpretazione di questo apparente paradosso, chiamando in causa l'idea hegeliana della guerra (fatta propria da Casella attraverso il filtro della rivista «La Voce»): il conflitto violento come sintomo della crisi e motore dei processi storici; di conseguenza, la costruzione dell’identità nazionale da intendersi in modo non ingenuo, ma nei termini 'negativi', per certi versi laceranti, della dialettica.

Funérailles 1914-18. Modelli e ideologia della musica di guerra di Alfredo Casella

Fontanelli F.
2019-01-01

Abstract

Il saggio fa luce sul posizionamento estetico e ideologico di Alfredo Casella negli anni della Prima guerra mondiale, a partire da fonti inedite e da una riconsiderazione dei possibili influssi che ne orientarono la progettualità compositiva. In particolare, vengono esaminati gli articoli apparsi nel 1914-15 sulla rivista «La riforma musicale», diretta a Torino da Guido M. Gatti. Si tratta dei primi contributi critici che Casella pubblica nella sua città e nella sua lingua d’origine, allo scoccare dell’ingresso dell’Italia nel conflitto: il tono è marcatamente interventista, lo stile di scrittura ricalca l’enfasi dei discorsi dannunziani e ogni fenomeno artistico viene riletto in chiave nazionalistica, su riflesso delle contrapposizioni e delle alleanze geopolitiche (Debussy, presentato come vincitore nella battaglia contro il wagnerismo, diventa il modello per i giovani musicisti italiani, desiderosi di un glorioso avvenire). La visione del compositore-ideologo viene discussa e messa a confronto con la realtà sonora delle partiture, da cui traspare un diverso racconto: a dispetto dei proclami, la musica di guerra di Casella risulta spoglia, funerea, antiretorica; le sue asprezze la fecero percepire come un’arte antipatriottica, espressione di disfattismo. Al termine del saggio, si avanza un'interpretazione di questo apparente paradosso, chiamando in causa l'idea hegeliana della guerra (fatta propria da Casella attraverso il filtro della rivista «La Voce»): il conflitto violento come sintomo della crisi e motore dei processi storici; di conseguenza, la costruzione dell’identità nazionale da intendersi in modo non ingenuo, ma nei termini 'negativi', per certi versi laceranti, della dialettica.
2019
9788894282627
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1349299
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