Il saggio prende in esame le declinazioni della figura di Arlecchino nel teatro musicale di primo Novecento, negli anni in cui la riscoperta della commedia dell’arte fungeva da stimolo per un ripensamento dei tradizionali assetti del melodramma. Attraverso un excursus tra opere più o meno celebri, si indaga nelle dinamiche delle scelte drammaturgiche e si propongono nuove chiavi di lettura, che tengono conto delle stratificazioni semantiche del libretto e del potenziale allusivo della musica. Ampio spazio è dedicato all’Arlecchino di Hofmannstahl e Strauss nell’Ariadne auf Naxos. La canzonetta «Lieben, Hassen, Hoffen, Zagen», di cui si rintraccia il modello nelle Variazioni D. 813 di Schubert, esprime con un velo di disincanto l’ideale romantico, sintesi di amore e dolore (Lust/Qual). L’analisi evidenzia il ruolo cruciale di quello che sembrerebbe un mero intermezzo comico, mostrando come la melodia di Arlecchino passi nel Finale dell’opera, trasfigurata nel canto delle ninfe. Il dio Bacco, che parla di una mistica compresenza di “Schmerzen” e “Lust”, realizza così il messaggio della maschera, proiettandolo in una dimensione estatica, dal sapore wagneriano. Di tutt’altro segno gli arlecchini di Pick-Mangiagalli, collocati in un mondo di fiaba o protagonisti di commedie popolaresche in dialetto veneto: si offre qui per la prima volta una disamina del Carillon magico, con le sue allusioni al Falstaff verdiano, e di Basi e bote, su libretto di Boito (opere dimenticate, su cui la letteratura musicologica è pressoché inesistente). Il saggio affronta poi il ‘problema’ delle Maschere di Mascagni e Illica, indagandone l’impianto estetico e ideologico ed evidenziando le possibili motivazioni che ne indussero il fallimento. A conclusione del percorso, viene proposto uno studio su un’opera emblematica del catalogo di Malipiero: La morte delle maschere, prima parte dell’Orfeide. Di essa si individuano le fonti testuali, sinora ignote, e si esaminano le valenze simboliche di Arlecchino, che compie la sua più estrema e mirabile metamorfosi, giungendo a identificarsi con l'artista, uomo dai mille volti.

Tra Strauss e Malipiero. Persistenza 'mitica' di Arlecchino nel teatro musicale primonovecentesco

Fontanelli F.
2016-01-01

Abstract

Il saggio prende in esame le declinazioni della figura di Arlecchino nel teatro musicale di primo Novecento, negli anni in cui la riscoperta della commedia dell’arte fungeva da stimolo per un ripensamento dei tradizionali assetti del melodramma. Attraverso un excursus tra opere più o meno celebri, si indaga nelle dinamiche delle scelte drammaturgiche e si propongono nuove chiavi di lettura, che tengono conto delle stratificazioni semantiche del libretto e del potenziale allusivo della musica. Ampio spazio è dedicato all’Arlecchino di Hofmannstahl e Strauss nell’Ariadne auf Naxos. La canzonetta «Lieben, Hassen, Hoffen, Zagen», di cui si rintraccia il modello nelle Variazioni D. 813 di Schubert, esprime con un velo di disincanto l’ideale romantico, sintesi di amore e dolore (Lust/Qual). L’analisi evidenzia il ruolo cruciale di quello che sembrerebbe un mero intermezzo comico, mostrando come la melodia di Arlecchino passi nel Finale dell’opera, trasfigurata nel canto delle ninfe. Il dio Bacco, che parla di una mistica compresenza di “Schmerzen” e “Lust”, realizza così il messaggio della maschera, proiettandolo in una dimensione estatica, dal sapore wagneriano. Di tutt’altro segno gli arlecchini di Pick-Mangiagalli, collocati in un mondo di fiaba o protagonisti di commedie popolaresche in dialetto veneto: si offre qui per la prima volta una disamina del Carillon magico, con le sue allusioni al Falstaff verdiano, e di Basi e bote, su libretto di Boito (opere dimenticate, su cui la letteratura musicologica è pressoché inesistente). Il saggio affronta poi il ‘problema’ delle Maschere di Mascagni e Illica, indagandone l’impianto estetico e ideologico ed evidenziando le possibili motivazioni che ne indussero il fallimento. A conclusione del percorso, viene proposto uno studio su un’opera emblematica del catalogo di Malipiero: La morte delle maschere, prima parte dell’Orfeide. Di essa si individuano le fonti testuali, sinora ignote, e si esaminano le valenze simboliche di Arlecchino, che compie la sua più estrema e mirabile metamorfosi, giungendo a identificarsi con l'artista, uomo dai mille volti.
2016
9788897530848
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1349414
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