Vengono presentate le concezioni che edono la creatività come strettamente connessa alla possibilità di esprimere il talento individuale, che si sviluppa in funzione di un dato “ambiente” sociale e culturale, trova un parallelo nella concezione di Csikszentmihalyi (1988, 1990). Secondo questa prospettiva la creatività individuale si rappresenta nel processo dialettico in cui entrano in gioco “talento individuale”, “ambiente” e “campo/disciplina di lavoro” (Csikszentmihalyi, 1988). Anche Feldman (1986), nel suo ampio studio sui “bambini prodigio” ha individuato le determinanti della creatività in una co-incidenza di fattori individuali e ambientali: “E’ la convergenza fortuita di inclinazioni individuali altamente specifiche con una specifica recettività ambientale a consentire l’emergere di un bambino prodigio.” (Feldman, 1986, pag.21). Nel lavoro presentato è stata integrata questa riflessione adottando il modello a tre dimensioni di Williams (1993), che ha definito gli ambiti che devono essere considerati per sviluppare un programma che promuova la creatività e che sono stati realizzati nel percorso di training proposto. L’insieme dei fattori cognitivi ed emotivi del pensiero divergente che abbiamo sostenuto nel percorso di ricerca non hanno tralasciato la necessaria attenzione al ruolo assunto dal contesto nel dirigere le traiettorie di queste variabili (Benpechat, Dweck, 1983, Borkowsky, Muthukrishna, 1994). Sintetizzando, da una parte è stata applicata in modo funzionale l’ottica di Gardner circa la natura multipla delle intelligenze, strutturando una serie di attività che andassero a coinvolgere quindi tutti i tipi di intelligenza. Dall’altra è stata posta una particolare attenzione agli atteggiamenti ottimali che permettono di favorire l’espressione della creatività negli allievi, con particolare riferimento alle modalità proposte da Sternberg. Infine, ma non meno importante, è stata mantenuta un’attenzione continua agli aspetti metacognitivi dell’apprendimento: stimolare e promuovere lo sviluppo delle capacità creative significa infatti condurre il bambino verso un percorso di apprendimento in cui il ruolo svolto dai processi metacognitivi resta centrale (Brown et al., 1983, 1987). Il training proposto è stato quindi costruito facendo ricorso alle metodologie, alle tecniche e agli strumenti utilizzati nella Scuola per Giovani Talenti dell’Aia, in cui si apprezza una stretta convergenza tra la metodologia didattica utilizzata e la riflessione di Gardner. Abbiamo voluto esplorare in tal modo quanto questo approccio possa essere positivo per il benessere psicologico dei bambini e per sostenere le loro potenzialità, anche divergenti, mutuandolo e realizzandolo nel contesto italiano, con bambini con uno sviluppo nella norma.
Sviluppare il pensiero divergente e le potenzialità creative: il ruolo dell’adulto nei contesti di apprendimento
ZANETTI, MARIA ASSUNTA;MIAZZA, DANIELA;PAZZAGLIA, ROBERTO
2008-01-01
Abstract
Vengono presentate le concezioni che edono la creatività come strettamente connessa alla possibilità di esprimere il talento individuale, che si sviluppa in funzione di un dato “ambiente” sociale e culturale, trova un parallelo nella concezione di Csikszentmihalyi (1988, 1990). Secondo questa prospettiva la creatività individuale si rappresenta nel processo dialettico in cui entrano in gioco “talento individuale”, “ambiente” e “campo/disciplina di lavoro” (Csikszentmihalyi, 1988). Anche Feldman (1986), nel suo ampio studio sui “bambini prodigio” ha individuato le determinanti della creatività in una co-incidenza di fattori individuali e ambientali: “E’ la convergenza fortuita di inclinazioni individuali altamente specifiche con una specifica recettività ambientale a consentire l’emergere di un bambino prodigio.” (Feldman, 1986, pag.21). Nel lavoro presentato è stata integrata questa riflessione adottando il modello a tre dimensioni di Williams (1993), che ha definito gli ambiti che devono essere considerati per sviluppare un programma che promuova la creatività e che sono stati realizzati nel percorso di training proposto. L’insieme dei fattori cognitivi ed emotivi del pensiero divergente che abbiamo sostenuto nel percorso di ricerca non hanno tralasciato la necessaria attenzione al ruolo assunto dal contesto nel dirigere le traiettorie di queste variabili (Benpechat, Dweck, 1983, Borkowsky, Muthukrishna, 1994). Sintetizzando, da una parte è stata applicata in modo funzionale l’ottica di Gardner circa la natura multipla delle intelligenze, strutturando una serie di attività che andassero a coinvolgere quindi tutti i tipi di intelligenza. Dall’altra è stata posta una particolare attenzione agli atteggiamenti ottimali che permettono di favorire l’espressione della creatività negli allievi, con particolare riferimento alle modalità proposte da Sternberg. Infine, ma non meno importante, è stata mantenuta un’attenzione continua agli aspetti metacognitivi dell’apprendimento: stimolare e promuovere lo sviluppo delle capacità creative significa infatti condurre il bambino verso un percorso di apprendimento in cui il ruolo svolto dai processi metacognitivi resta centrale (Brown et al., 1983, 1987). Il training proposto è stato quindi costruito facendo ricorso alle metodologie, alle tecniche e agli strumenti utilizzati nella Scuola per Giovani Talenti dell’Aia, in cui si apprezza una stretta convergenza tra la metodologia didattica utilizzata e la riflessione di Gardner. Abbiamo voluto esplorare in tal modo quanto questo approccio possa essere positivo per il benessere psicologico dei bambini e per sostenere le loro potenzialità, anche divergenti, mutuandolo e realizzandolo nel contesto italiano, con bambini con uno sviluppo nella norma.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.