Sono passati oltre 60 anni dalla pubblicazione in cui Robert R. Wilson (1946) propose l’uso dei protoni per la cura dei tumori per sfruttare il profilo di dose in funzione della profondità, nettamente più vantaggioso rispetto a quello dei fotoni. Oggi, a fine 2007, oltre ai numerosi centri per la terapia con protoni, vi sono due centri clinici per la terapia con ioni carbonio (e protoni) in Giappone, il primo dei quali (NIRS, Chiba) ha iniziato la sua attività nel 1993, e ha trattato oltre 3000 pazienti. In Europa dopo l’esperienza pilota al GSI di Darmstadt (Germania) durata 10 anni con il trattamento di circa 330 pazienti (e l’introduzione della tecnica dell’active scanning nella terapia con ioni carbonio), due centri clinici per ioni carbonio e protoni saranno presto operativi (HIT in Heidelberg, Germania e CNAO in Pavia) e uno è in costruzione a Marbourg (Germania). Vi sono inoltre progetti approvati ma non ancora del tutto finanziati, tra cui Wiener Neustadt (Austria), Lione (Francia) e Uppsala (Svezia) (vedi Amaldi e Kraft, 2007 per una review). Il crescente interesse per la terapia con ioni carbonio risiede nei loro potenziali vantaggi, in particolare per alcuni tumori, ma il loro utilizzo ottimale rappresenta un aspetto di frontiera dell’adroterapia richiedendo, ancor più che per i protoni, l’approfondimento di conoscenze specifiche. Questa breve review sarà incentrata sul razionale dell’uso degli ioni carbonio e sulle relative problematiche di ricerca, in particolare sugli aspetti radiobiologici.
Problematiche attuali della ricerca in adroterapia
OTTOLENGHI, ANDREA DAVIDE;BALLARINI, FRANCESCA;FACOETTI, ANGELICA;SCANNICCHIO, DOMENICO
2008-01-01
Abstract
Sono passati oltre 60 anni dalla pubblicazione in cui Robert R. Wilson (1946) propose l’uso dei protoni per la cura dei tumori per sfruttare il profilo di dose in funzione della profondità, nettamente più vantaggioso rispetto a quello dei fotoni. Oggi, a fine 2007, oltre ai numerosi centri per la terapia con protoni, vi sono due centri clinici per la terapia con ioni carbonio (e protoni) in Giappone, il primo dei quali (NIRS, Chiba) ha iniziato la sua attività nel 1993, e ha trattato oltre 3000 pazienti. In Europa dopo l’esperienza pilota al GSI di Darmstadt (Germania) durata 10 anni con il trattamento di circa 330 pazienti (e l’introduzione della tecnica dell’active scanning nella terapia con ioni carbonio), due centri clinici per ioni carbonio e protoni saranno presto operativi (HIT in Heidelberg, Germania e CNAO in Pavia) e uno è in costruzione a Marbourg (Germania). Vi sono inoltre progetti approvati ma non ancora del tutto finanziati, tra cui Wiener Neustadt (Austria), Lione (Francia) e Uppsala (Svezia) (vedi Amaldi e Kraft, 2007 per una review). Il crescente interesse per la terapia con ioni carbonio risiede nei loro potenziali vantaggi, in particolare per alcuni tumori, ma il loro utilizzo ottimale rappresenta un aspetto di frontiera dell’adroterapia richiedendo, ancor più che per i protoni, l’approfondimento di conoscenze specifiche. Questa breve review sarà incentrata sul razionale dell’uso degli ioni carbonio e sulle relative problematiche di ricerca, in particolare sugli aspetti radiobiologici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.