Introduzione. L’asma dei panificatori è una delle più comuni cause di asma occupazionale. Descritta la prima volta nel 1700 da Bernardino Ramazzini, è tuttora assai attuale, soprattutto considerando la varietà di nuove sostanze potenzialmente allergizzanti. Gli addetti alla panificazione rappresentano la categoria più a rischio ma tutte le professioni a contatto con farine possono esserne colpite. Obiettivi. Illustrare, mediante la presentazione di un caso clinico, un aggiornato approccio diagnostico interdisciplinare per la valutazione dei lavoratori con sospetta asma professionale, ai fini dell’emissione di un corretto giudizio di idoneità alla mansione e del riconoscimento dell’eventuale nesso di causa tra l’esposizione lavorativa e la patologia presentata. Metodi. Il protocollo comprende visita specialistica di medicina del lavoro (con accurata anamnesi lavorativa), visita specialistica allergologica, esami ematochimici, dosaggio di IgE totali e specifiche, prove di funzionalità respiratoria associate (ove indicato) a test di broncoprovocazione aspecifica (TBPA) e specifica (TBPS), dosaggio del FeNO (frazione di Ossido Nitrico esalato) nasale e bronchiale, FOT (tecnica delle oscillazioni forzate) e dosaggio della proteina cationica eosinofila (ECP). Risultati. Il soggetto è un uomo di 54 anni che svolge la mansione di panificatore dal 1993. Il paziente riferiva da alcuni mesi comparsa di dispnea, tosse stizzosa e sintomatologia oculorinitica, prevalentemente durante il turno lavorativo. I test allergologici in vitro hanno rilevato elevati valori di IgE totali e specifiche per orzo, segale e grano saraceno. Il TBPA con metacolina è risultato negativo. Il paziente è stato dunque sottoposto a TBPS con grano saraceno. Il test è stato interrotto dopo 15 minuti per comparsa di rinocongiuntivite, tosse e dispnea. Il monitoraggio post-esposizione ha mostrato un decremento del FEV1 superiore al 12% e un incremento delle FOT del 76%. Il monitoraggio del FeNO a livello nasale ha mostrato progressivo e persistente decremento con normalizzazione dei valori intorno alla 24esima ora post-esposizione. La diminuzione dei valori sierici di ECP post-esposizione ha dimostrato sequestro degli eosinofili a livello degli organi bersaglio. Le variazioni descritte risultano compatibili con risposta allergica bronchiale e nasale all’allergene professionale. Conclusioni. L’iter descritto ha permesso di definire con certezza il nesso di causa tra l’esposizione lavorativa al grano saraceno e la patologia. Si è quindi provveduto alla segnalazione di malattia professionale alle Autorità competenti e consigliato al paziente di astenersi dall’esposizione agli allergeni testati. L’evoluzione delle tecniche di lavorazione, e le nuove sostanze utilizzate nella produzione del pane, richiedono continuo aggiornamento dei protocolli diagnostici e di sorveglianza sanitaria.
Asma professionale in panificatore: case report
Andrea Giani
Writing – Original Draft Preparation
;Luca D’AmatoInvestigation
;Stefano M. CanduraSupervision
2022-01-01
Abstract
Introduzione. L’asma dei panificatori è una delle più comuni cause di asma occupazionale. Descritta la prima volta nel 1700 da Bernardino Ramazzini, è tuttora assai attuale, soprattutto considerando la varietà di nuove sostanze potenzialmente allergizzanti. Gli addetti alla panificazione rappresentano la categoria più a rischio ma tutte le professioni a contatto con farine possono esserne colpite. Obiettivi. Illustrare, mediante la presentazione di un caso clinico, un aggiornato approccio diagnostico interdisciplinare per la valutazione dei lavoratori con sospetta asma professionale, ai fini dell’emissione di un corretto giudizio di idoneità alla mansione e del riconoscimento dell’eventuale nesso di causa tra l’esposizione lavorativa e la patologia presentata. Metodi. Il protocollo comprende visita specialistica di medicina del lavoro (con accurata anamnesi lavorativa), visita specialistica allergologica, esami ematochimici, dosaggio di IgE totali e specifiche, prove di funzionalità respiratoria associate (ove indicato) a test di broncoprovocazione aspecifica (TBPA) e specifica (TBPS), dosaggio del FeNO (frazione di Ossido Nitrico esalato) nasale e bronchiale, FOT (tecnica delle oscillazioni forzate) e dosaggio della proteina cationica eosinofila (ECP). Risultati. Il soggetto è un uomo di 54 anni che svolge la mansione di panificatore dal 1993. Il paziente riferiva da alcuni mesi comparsa di dispnea, tosse stizzosa e sintomatologia oculorinitica, prevalentemente durante il turno lavorativo. I test allergologici in vitro hanno rilevato elevati valori di IgE totali e specifiche per orzo, segale e grano saraceno. Il TBPA con metacolina è risultato negativo. Il paziente è stato dunque sottoposto a TBPS con grano saraceno. Il test è stato interrotto dopo 15 minuti per comparsa di rinocongiuntivite, tosse e dispnea. Il monitoraggio post-esposizione ha mostrato un decremento del FEV1 superiore al 12% e un incremento delle FOT del 76%. Il monitoraggio del FeNO a livello nasale ha mostrato progressivo e persistente decremento con normalizzazione dei valori intorno alla 24esima ora post-esposizione. La diminuzione dei valori sierici di ECP post-esposizione ha dimostrato sequestro degli eosinofili a livello degli organi bersaglio. Le variazioni descritte risultano compatibili con risposta allergica bronchiale e nasale all’allergene professionale. Conclusioni. L’iter descritto ha permesso di definire con certezza il nesso di causa tra l’esposizione lavorativa al grano saraceno e la patologia. Si è quindi provveduto alla segnalazione di malattia professionale alle Autorità competenti e consigliato al paziente di astenersi dall’esposizione agli allergeni testati. L’evoluzione delle tecniche di lavorazione, e le nuove sostanze utilizzate nella produzione del pane, richiedono continuo aggiornamento dei protocolli diagnostici e di sorveglianza sanitaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.