Introduzione. L’asbestosi è una pneumoconiosi fibrogena causata dall’esposizione intensa e prolungata (≥ 25-100 fibre/mL/anno) all’amianto. Il gold standard diagnostico è l’esame istopatologico del tessuto polmonare (fibrosi diffusa e almeno 2 corpuscoli d’asbesto per cm2 di tessuto), ma nella pratica medica la maggior parte dei casi sono diagnosticati in termini probabilistici in base a criteri anamnestici, clinici e strumentali. Sui radiogrammi, l’asbestosi si presenta tipicamente con piccole, irregolari opacità alle basi polmonari, che tendono successivamente a confluire e ad aumentare di numero. Segni tomografici caratteristici sono immagini puntiformi (dotlike) tendenti a formare strutture ramificate, alla periferia dei campi polmonari inferiori. Obiettivi. Verificare post mortem la diagnosi di asbestosi, formulata in vita senza riscontri istopatologici, in due uomini con pregressa esposizione professionale a fibre d’amianto nell’industria metalmeccanica. Tale indagine è stata svolta su incarico dell’Autorità giudiziaria (Procura della Repubblica) per accertare se l’asbestosi (o altre patologie asbesto-correlate) fossero state causa dei decessi. Metodi. Informazioni sull’ambiente di lavoro sono state raccolte utilizzando la documentazione agli atti di un precedente procedimento giudiziario, relativo alla stessa azienda. Le storie cliniche sono state ricostruite in base alla documentazione sanitaria acquisita durante le indagini della Procura. Sulle salme è stato eseguito esame autoptico completo (ispezione esterna e dissezione con apertura delle cavità corporee: cranio, torace e addome), nel corso del quale sono stati raccolti campioni di tessuto polmonare e di altri organi, successivamente sottoposti a esame istologico (colorazione con ematossilina-eosina). Risultati. Caso 1: saldatore per circa 40 anni (dagli anni ’60) in condizioni igieniche ambientali non ottimali, senza adeguata protezione. Nel 2011, riscontro HRTC di placche pleuriche fibrocalcifiche. Nel 2014, diagnosi di BPCO in fumatore (20 sigarette/die) e asbestosi (in assenza di reperti radiologici tipici). Successivi ricoveri per insufficienza respiratoria acuta e tachiaritmia sopraventricolare. Nel 2019 (a 76 anni) rinvenuto cadavere nella propria abitazione. Reperti autoptici: antracosi polmonare con aree di fibrosi focale; ispessimenti e placche pleuriche diffusi (verosimilmente asbesto-correlati); nessun segno di asbestosi; cardiomegalia con miocardiosclerosi disseminata e stenosi coronarica subcritica. Caso 2: calderaio per circa 30 anni (dagli anni ’60) in condizioni igieniche ambientali non ottimali, senza adeguata protezione. Titolare di rendita INAIL per asbestosi polmonare con BPCO (in fumatore: 20 sigarette/die) e sindrome ostruttiva di grado severo. Severa comorbilità cardiovascolare (insufficienza coronarica, fibrillazione atriale, ipertensione). All’ultimo controllo HRCT (2018): “non segni di interstiziopatia polmonare”. Nel 2019 (a 74 anni) decesso per shock settico in quadro d’addome acuto. Reperti autoptici: edema polmonare acuto con infiltrati infiammatori; nessun segno di asbestosi; ipertrofia ventricolare sinistra con stenosi coronarica subcritica; ascesso del colon ascendente. Conclusioni. I due casi presentati dimostrano come una diagnosi di asbestosi formulata in pazienti con anamnesi lavorativa suggestiva, ma in assenza di segni radiologici tipici e di riscontro istopatologico, possa non trovare conferma all’esame autoptico. Pertanto, nella pratica clinica, tale diagnosi deve essere formulata con prudenza, attendendosi ai criteri consolidati nella letteratura scientifica. Eventuali errori diagnostici possono comportare gravi conseguenze in ambito medico legale.

Anamnesi e imaging nella diagnostica dell’asbestosi: considerazioni su due autopsie giudiziarie

Alessia Gallozzi
Writing – Original Draft Preparation
;
Stefano M. Candura
Writing – Review & Editing
2021-01-01

Abstract

Introduzione. L’asbestosi è una pneumoconiosi fibrogena causata dall’esposizione intensa e prolungata (≥ 25-100 fibre/mL/anno) all’amianto. Il gold standard diagnostico è l’esame istopatologico del tessuto polmonare (fibrosi diffusa e almeno 2 corpuscoli d’asbesto per cm2 di tessuto), ma nella pratica medica la maggior parte dei casi sono diagnosticati in termini probabilistici in base a criteri anamnestici, clinici e strumentali. Sui radiogrammi, l’asbestosi si presenta tipicamente con piccole, irregolari opacità alle basi polmonari, che tendono successivamente a confluire e ad aumentare di numero. Segni tomografici caratteristici sono immagini puntiformi (dotlike) tendenti a formare strutture ramificate, alla periferia dei campi polmonari inferiori. Obiettivi. Verificare post mortem la diagnosi di asbestosi, formulata in vita senza riscontri istopatologici, in due uomini con pregressa esposizione professionale a fibre d’amianto nell’industria metalmeccanica. Tale indagine è stata svolta su incarico dell’Autorità giudiziaria (Procura della Repubblica) per accertare se l’asbestosi (o altre patologie asbesto-correlate) fossero state causa dei decessi. Metodi. Informazioni sull’ambiente di lavoro sono state raccolte utilizzando la documentazione agli atti di un precedente procedimento giudiziario, relativo alla stessa azienda. Le storie cliniche sono state ricostruite in base alla documentazione sanitaria acquisita durante le indagini della Procura. Sulle salme è stato eseguito esame autoptico completo (ispezione esterna e dissezione con apertura delle cavità corporee: cranio, torace e addome), nel corso del quale sono stati raccolti campioni di tessuto polmonare e di altri organi, successivamente sottoposti a esame istologico (colorazione con ematossilina-eosina). Risultati. Caso 1: saldatore per circa 40 anni (dagli anni ’60) in condizioni igieniche ambientali non ottimali, senza adeguata protezione. Nel 2011, riscontro HRTC di placche pleuriche fibrocalcifiche. Nel 2014, diagnosi di BPCO in fumatore (20 sigarette/die) e asbestosi (in assenza di reperti radiologici tipici). Successivi ricoveri per insufficienza respiratoria acuta e tachiaritmia sopraventricolare. Nel 2019 (a 76 anni) rinvenuto cadavere nella propria abitazione. Reperti autoptici: antracosi polmonare con aree di fibrosi focale; ispessimenti e placche pleuriche diffusi (verosimilmente asbesto-correlati); nessun segno di asbestosi; cardiomegalia con miocardiosclerosi disseminata e stenosi coronarica subcritica. Caso 2: calderaio per circa 30 anni (dagli anni ’60) in condizioni igieniche ambientali non ottimali, senza adeguata protezione. Titolare di rendita INAIL per asbestosi polmonare con BPCO (in fumatore: 20 sigarette/die) e sindrome ostruttiva di grado severo. Severa comorbilità cardiovascolare (insufficienza coronarica, fibrillazione atriale, ipertensione). All’ultimo controllo HRCT (2018): “non segni di interstiziopatia polmonare”. Nel 2019 (a 74 anni) decesso per shock settico in quadro d’addome acuto. Reperti autoptici: edema polmonare acuto con infiltrati infiammatori; nessun segno di asbestosi; ipertrofia ventricolare sinistra con stenosi coronarica subcritica; ascesso del colon ascendente. Conclusioni. I due casi presentati dimostrano come una diagnosi di asbestosi formulata in pazienti con anamnesi lavorativa suggestiva, ma in assenza di segni radiologici tipici e di riscontro istopatologico, possa non trovare conferma all’esame autoptico. Pertanto, nella pratica clinica, tale diagnosi deve essere formulata con prudenza, attendendosi ai criteri consolidati nella letteratura scientifica. Eventuali errori diagnostici possono comportare gravi conseguenze in ambito medico legale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1481215
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