Il contributo illustra parte di una ricerca più ampia, che intende sperimentare sistemi di ricostruzione virtuale e piattaforme interattive per definire rinnovate forme di esplorazione e interazione con le architetture scomparse. La ricerca intende supportare il processo culturale dedicato alla valorizzazione della memoria storica di luoghi non più visibili, attraverso l’elaborazione di un workflow operativo interdisciplinare indirizzato alla descrizione degli aspetti geometrici, tecnici e concettuali che li caratterizzavano. Il crescente sviluppo di pratiche e proposte innovative nell’ambito della digitalizzazione del patrimonio architettonico invisibile, da un lato, ha aperto la strada a nuove, quanto ormai consolidate, modalità di conoscenza dello stesso; dall’altro, costituisce sempre più un terreno fertile per il moltiplicarsi di domande e questioni, assolutamente attuali, sull’identità degli spazi virtuali ricostruiti nel confronto con i monumenti del passato. Nella convinzione che i ‘nuovi prodotti storici digitali’ possano produrre un impatto anche sul significato che hanno le architetture scomparse per la società, il contributo propone un’integrazione di metodi e strumenti di rappresentazione digitale tridimensionale con attività di analisi e studio delle fonti d’archivio. Per affrontare in modo scientifico-applicativo il tema, è stato scelto come caso studio il complesso di edifici e infrastrutture realizzato e poi demolito in occasione dell’Esposizione Internazionale del 1906 a Milano. L’esposizione temporanea, immediatamente successiva all’apertura del tunnel ferroviario del Sempione, era dedicata al tema dei trasporti, e articolata in due aree della città, Piazza d’Armi e Parco Sempione, collegate da una periferica che permetteva ai visitatori di spostarsi tra l’una e l’altra. Al termine dell’evento, tutti gli edifici vennero smantellati, fatta eccezione per quello dell’Acquario, progettato dall’Architetto Sebastiano Giuseppe Locati e ancora oggi visibile in Parco Sempione. Con la volontà di far conoscere e valorizzare queste architetture scomparse, è stata strutturata una metodologia per fasi che, dallo studio dei documenti d’archivio, ha condotto alla modellazione tridimensionale dei padiglioni espositivi. Successivamente sono state comparate differenti piattaforme interattive per l’inserimento e la fruizione dei modelli digitali, con l’obiettivo di costruire ambienti virtuali, che permettano di visitare nuovamente l’Esposizione e di interagirvi a differenti livelli. In particolare, il presente contributo propone il confronto tra due applicazioni, paragonandone i risultati in termini di effettiva capacità comunicativa e di fruibilità del duplicato digitale. La prima sperimentazione, sul motore grafico Unity, ha previsto la predisposizione di numerose interazioni utente/spazio digitale, ognuna applicabile alla scala del singolo modello architettonico e ai percorsi di collegamento tra i padiglioni. La seconda sperimentazione ha invece riguardato l’inserimento delle aree espositive all’interno del Metaverso di Mozilla Hub, una piattaforma virtuale open source. I due processi hanno evidenziato potenzialità e limiti a livello di tempistiche, di capacità di movimento dell’utente e di sviluppo delle interazioni utente/modello. In entrambi i casi, il dinamismo conferito ai disegni storici pone le architetture del 1906 al centro di dibattiti e indagini sulle nuove possibili modalità percettive del patrimonio e sul rinnovato duplice valore dell’opera. Il processo di digitalizzazione permette di salvaguardare e visionare nel tempo sia l’architettura non più esistente, sia il patrimonio costituito dai documenti e dai disegni d’archivio, in una inedita rappresentazione ed esplorazione del patrimonio intangibile.

L’uso del Metaverso per la fruizione condivisa e interattiva delle informazioni storiche d’archivio

Silvia La Placa
Writing – Original Draft Preparation
;
Francesca Galasso
Writing – Original Draft Preparation
2024-01-01

Abstract

Il contributo illustra parte di una ricerca più ampia, che intende sperimentare sistemi di ricostruzione virtuale e piattaforme interattive per definire rinnovate forme di esplorazione e interazione con le architetture scomparse. La ricerca intende supportare il processo culturale dedicato alla valorizzazione della memoria storica di luoghi non più visibili, attraverso l’elaborazione di un workflow operativo interdisciplinare indirizzato alla descrizione degli aspetti geometrici, tecnici e concettuali che li caratterizzavano. Il crescente sviluppo di pratiche e proposte innovative nell’ambito della digitalizzazione del patrimonio architettonico invisibile, da un lato, ha aperto la strada a nuove, quanto ormai consolidate, modalità di conoscenza dello stesso; dall’altro, costituisce sempre più un terreno fertile per il moltiplicarsi di domande e questioni, assolutamente attuali, sull’identità degli spazi virtuali ricostruiti nel confronto con i monumenti del passato. Nella convinzione che i ‘nuovi prodotti storici digitali’ possano produrre un impatto anche sul significato che hanno le architetture scomparse per la società, il contributo propone un’integrazione di metodi e strumenti di rappresentazione digitale tridimensionale con attività di analisi e studio delle fonti d’archivio. Per affrontare in modo scientifico-applicativo il tema, è stato scelto come caso studio il complesso di edifici e infrastrutture realizzato e poi demolito in occasione dell’Esposizione Internazionale del 1906 a Milano. L’esposizione temporanea, immediatamente successiva all’apertura del tunnel ferroviario del Sempione, era dedicata al tema dei trasporti, e articolata in due aree della città, Piazza d’Armi e Parco Sempione, collegate da una periferica che permetteva ai visitatori di spostarsi tra l’una e l’altra. Al termine dell’evento, tutti gli edifici vennero smantellati, fatta eccezione per quello dell’Acquario, progettato dall’Architetto Sebastiano Giuseppe Locati e ancora oggi visibile in Parco Sempione. Con la volontà di far conoscere e valorizzare queste architetture scomparse, è stata strutturata una metodologia per fasi che, dallo studio dei documenti d’archivio, ha condotto alla modellazione tridimensionale dei padiglioni espositivi. Successivamente sono state comparate differenti piattaforme interattive per l’inserimento e la fruizione dei modelli digitali, con l’obiettivo di costruire ambienti virtuali, che permettano di visitare nuovamente l’Esposizione e di interagirvi a differenti livelli. In particolare, il presente contributo propone il confronto tra due applicazioni, paragonandone i risultati in termini di effettiva capacità comunicativa e di fruibilità del duplicato digitale. La prima sperimentazione, sul motore grafico Unity, ha previsto la predisposizione di numerose interazioni utente/spazio digitale, ognuna applicabile alla scala del singolo modello architettonico e ai percorsi di collegamento tra i padiglioni. La seconda sperimentazione ha invece riguardato l’inserimento delle aree espositive all’interno del Metaverso di Mozilla Hub, una piattaforma virtuale open source. I due processi hanno evidenziato potenzialità e limiti a livello di tempistiche, di capacità di movimento dell’utente e di sviluppo delle interazioni utente/modello. In entrambi i casi, il dinamismo conferito ai disegni storici pone le architetture del 1906 al centro di dibattiti e indagini sulle nuove possibili modalità percettive del patrimonio e sul rinnovato duplice valore dell’opera. Il processo di digitalizzazione permette di salvaguardare e visionare nel tempo sia l’architettura non più esistente, sia il patrimonio costituito dai documenti e dai disegni d’archivio, in una inedita rappresentazione ed esplorazione del patrimonio intangibile.
2024
9788899586492
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1520316
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