Studia natura e significato delle implicazioni affettive ('ethos') che la teoria musicale rinascimentale attribuisce alle diverse categorie modali. Al tal fine prende innanzitutto in esame, separatamente, i trattati teorici di Burzio, Aaron, Vicentino, Finck, Zarlino (e Caramuel) e una dozzina di testi petrarcheschi nelle intonazioni di Arcadelt, Cambio, Corteccia, Della Viola, Donato, Fogliano, Fontanelli, Gonzaga, Lasso, Monte, Parabosco, Porta, Rore, Ruffo, Vicentino, Wert, Willaert e Zarlino, delle quali esamina sia la conformazione modale sia la relazione con il testo di cui esprimono il senso e l''affetto'. Procede quindi alla comparazione dei risultati delle due indagini e ne a trae qualche conclusione d’ordine generale: (1) l’aspetto ‘etico’ di ogni modo è un aspetto che tutti i teorici dell’epoca in esame considerano pertinente e intrinseco al sistema; esso deve quindi essere considerato, a qualche livello, pertinente anche all’analisi odierna della prassi compositiva del tempo; (2) nella valutazione della connotazione affettiva di una composizione non si deve dimenticare che l’ethos di un modo non si restringe al solo ambito ‘poietico’ o ‘neutro’ del fatto musicale, ma si estende ampiamente anche in direzione ‘estesica’; (3) è dunque precisamente sulla natura di questa mediazione che sarà sempre più opportuno riflettere; (4) tra le diverse mediazioni che il secolo XVI consegna, la teoria zarliniana si presenta come particolarmente complessa, giacché essa funge da bacino di raccolta di tradizioni precedenti non sempre fra loro armonizzate e/o armonizzabili e contemporaneamente da battistrada di contenuti che troveranno pieno sviluppo soltanto in seguito (e non sempre nel senso o nella direzione intesa dal teorico chiozzotto); (5) rivolgersi a quella teoria nella convinzione di ritrovarvi la descrizione delle abitudini compositive coeve, e trarne, di conseguenza, attrezzi ermeneutici per una loro diretta analisi può pertanto risultare fuorviante, senza un’adeguata e costante verifica che riconnetta, passo dopo passo, la teoria alla prassi e la prassi alla teoria.
"Gli diversi affetti, gli quali essa harmonia suole produrre." Ancora su teoria e prassi dell'ethos modale (per il tramite, questa, volta, di alcuni testi petrarcheschi)
SABAINO, DANIELE
2005-01-01
Abstract
Studia natura e significato delle implicazioni affettive ('ethos') che la teoria musicale rinascimentale attribuisce alle diverse categorie modali. Al tal fine prende innanzitutto in esame, separatamente, i trattati teorici di Burzio, Aaron, Vicentino, Finck, Zarlino (e Caramuel) e una dozzina di testi petrarcheschi nelle intonazioni di Arcadelt, Cambio, Corteccia, Della Viola, Donato, Fogliano, Fontanelli, Gonzaga, Lasso, Monte, Parabosco, Porta, Rore, Ruffo, Vicentino, Wert, Willaert e Zarlino, delle quali esamina sia la conformazione modale sia la relazione con il testo di cui esprimono il senso e l''affetto'. Procede quindi alla comparazione dei risultati delle due indagini e ne a trae qualche conclusione d’ordine generale: (1) l’aspetto ‘etico’ di ogni modo è un aspetto che tutti i teorici dell’epoca in esame considerano pertinente e intrinseco al sistema; esso deve quindi essere considerato, a qualche livello, pertinente anche all’analisi odierna della prassi compositiva del tempo; (2) nella valutazione della connotazione affettiva di una composizione non si deve dimenticare che l’ethos di un modo non si restringe al solo ambito ‘poietico’ o ‘neutro’ del fatto musicale, ma si estende ampiamente anche in direzione ‘estesica’; (3) è dunque precisamente sulla natura di questa mediazione che sarà sempre più opportuno riflettere; (4) tra le diverse mediazioni che il secolo XVI consegna, la teoria zarliniana si presenta come particolarmente complessa, giacché essa funge da bacino di raccolta di tradizioni precedenti non sempre fra loro armonizzate e/o armonizzabili e contemporaneamente da battistrada di contenuti che troveranno pieno sviluppo soltanto in seguito (e non sempre nel senso o nella direzione intesa dal teorico chiozzotto); (5) rivolgersi a quella teoria nella convinzione di ritrovarvi la descrizione delle abitudini compositive coeve, e trarne, di conseguenza, attrezzi ermeneutici per una loro diretta analisi può pertanto risultare fuorviante, senza un’adeguata e costante verifica che riconnetta, passo dopo passo, la teoria alla prassi e la prassi alla teoria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.