Il berillio (Be) è un metallo alcalino, di colore grigio scuro, con caratteristiche fisico-chimiche simili all’alluminio; le sue leghe sono impiegate nelle industrie aereonautica, bellica, nucleare ed elettronica. È dotato di tossicità diretta (per elevati livelli espositivi) ed indiretta (agendo come aptene). L’attuale TLV-TWA posto dall’ACGIH è 2 µg/mc. L’inalazione di concentrazioni elevate (>25 µg/mc) ha effetti irritanti le mucose, fino alla polmonite chimica. La IARC classifica il Be come agente cancerogeno (polmone) gruppo 1. La berilliosi è una malattia cronica granulomatosa causata dall’esposizione a Be metallico o suoi sali, anche a livelli inferiori al TLV-TWA. La patogenesi è immunologica: cloni di linfociti T CD4+ sostengono una reazione di ipersensibilità cellulo-mediata, secernendo citochine pro-infiammatorie Th1, in risposta a peptidi endogeni (plexina A) modificati dal legame con il metallo. La diagnosi si basa sui seguenti criteri: anamnesi d’esposizione; quadro radiologico d’interstiziopatia nodulare; riscontro istologico di granulomi non caseificanti; presenza di Be nelle matrici organiche; evidenza di ipersensibilità al Be. La berilliosi è una malattia rara: nella letteratura scientifica italiana sono stati descritti solamente 4 casi dal 1935 ad oggi. Descriviamo il caso di un operaio di 58 anni, non fumatore, in precedenza esposto a Be in industrie svizzere: produzione di munizioni (4 anni), produzione di leghe speciali (10 anni). I primi sintomi risalgono al 2004: astenia, tosse stizzosa, dispnea ingravescente, artralgie, febbricola serotina. In base al riscontro di segni radiologici d’interstiziopatia nodulare, incremento dell’ACE e granulomatosi epatica, fu inizialmente diagnosticata sarcoidosi, trattata con cicli di corticosteroidi e immunosoppressori. Successivamente, la progressione del quadro clinico-radiologico, e l’esito positivo per Be dei test immunologici (trasformazione linfocitaria in vitro, prove epicutanee), indussero a modificare la diagnosi (berilliosi), e a riconoscere l’origine professionale della malattia (ente pubblico assicurativo svizzero). Il paziente è stato recentemente ricoverato presso il nostro Istituto con finalità riabilitative (ulteriore peggioramento della sintomatologia, con dispnea notturna e per modici sforzi) e medico-legali (rivalutazione della capacità lavorativa residua). La HRTC mostra progressione dell’interstiziopatia con fibrosi e adenopatie mediastiniche, mentre le prove di funzionalità respiratoria documentano insufficienza respiratoria di media gravità, soprattutto restrittiva (CV = 3,29 L: 68% del valore teorico atteso). È stata reimpostata terapia steroidea per os (metilprednisolone 16 mg/die) ed ossigenoterapia notturna, con miglioramento soggettivo. Il soggetto è stato certificato idoneo solo per attività lavorative sedentarie.

Berilliosi: caso clinico. Quando i limiti non tutelano tutti

PAGELLA, CHIARA;BOERI, RICCARDO;TEDESCHI, NATHALIE MARIA;CANDURA, STEFANO
2013-01-01

Abstract

Il berillio (Be) è un metallo alcalino, di colore grigio scuro, con caratteristiche fisico-chimiche simili all’alluminio; le sue leghe sono impiegate nelle industrie aereonautica, bellica, nucleare ed elettronica. È dotato di tossicità diretta (per elevati livelli espositivi) ed indiretta (agendo come aptene). L’attuale TLV-TWA posto dall’ACGIH è 2 µg/mc. L’inalazione di concentrazioni elevate (>25 µg/mc) ha effetti irritanti le mucose, fino alla polmonite chimica. La IARC classifica il Be come agente cancerogeno (polmone) gruppo 1. La berilliosi è una malattia cronica granulomatosa causata dall’esposizione a Be metallico o suoi sali, anche a livelli inferiori al TLV-TWA. La patogenesi è immunologica: cloni di linfociti T CD4+ sostengono una reazione di ipersensibilità cellulo-mediata, secernendo citochine pro-infiammatorie Th1, in risposta a peptidi endogeni (plexina A) modificati dal legame con il metallo. La diagnosi si basa sui seguenti criteri: anamnesi d’esposizione; quadro radiologico d’interstiziopatia nodulare; riscontro istologico di granulomi non caseificanti; presenza di Be nelle matrici organiche; evidenza di ipersensibilità al Be. La berilliosi è una malattia rara: nella letteratura scientifica italiana sono stati descritti solamente 4 casi dal 1935 ad oggi. Descriviamo il caso di un operaio di 58 anni, non fumatore, in precedenza esposto a Be in industrie svizzere: produzione di munizioni (4 anni), produzione di leghe speciali (10 anni). I primi sintomi risalgono al 2004: astenia, tosse stizzosa, dispnea ingravescente, artralgie, febbricola serotina. In base al riscontro di segni radiologici d’interstiziopatia nodulare, incremento dell’ACE e granulomatosi epatica, fu inizialmente diagnosticata sarcoidosi, trattata con cicli di corticosteroidi e immunosoppressori. Successivamente, la progressione del quadro clinico-radiologico, e l’esito positivo per Be dei test immunologici (trasformazione linfocitaria in vitro, prove epicutanee), indussero a modificare la diagnosi (berilliosi), e a riconoscere l’origine professionale della malattia (ente pubblico assicurativo svizzero). Il paziente è stato recentemente ricoverato presso il nostro Istituto con finalità riabilitative (ulteriore peggioramento della sintomatologia, con dispnea notturna e per modici sforzi) e medico-legali (rivalutazione della capacità lavorativa residua). La HRTC mostra progressione dell’interstiziopatia con fibrosi e adenopatie mediastiniche, mentre le prove di funzionalità respiratoria documentano insufficienza respiratoria di media gravità, soprattutto restrittiva (CV = 3,29 L: 68% del valore teorico atteso). È stata reimpostata terapia steroidea per os (metilprednisolone 16 mg/die) ed ossigenoterapia notturna, con miglioramento soggettivo. Il soggetto è stato certificato idoneo solo per attività lavorative sedentarie.
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